02 Settembre 2023
In Italia ci sono oltre 200 mila piccole e medie imprese, che producono un giro di affari di oltre 1.000 miliardi di euro, generano quasi il 40% del Valore Aggiunto nazionale e impiegano 5,4 milioni di persone, pari a un terzo di tutti gli occupati. Per approfondire il loro ruolo per l’economia e l’export nazionale, SACE in collaborazione con The European House – Ambrosetti ha realizzato uno studio, presentato oggi al 49° Forum di Cernobbio: "Piccole, medie e più competitive: le PMI italiane alla prova dell'export tra transizione sostenibile e digitale".
Le PMI sono al centro delle catene globali del valore e dei numerosi distretti industriali, elemento fondamentale della diffusione e affermazione del Made in Italy nel mondo, con un ruolo di “connettore sociale” e di attore chiave nei processi di transizione verso un mondo più sostenibile, digitale e interdipendente. Da sempre offrono un contributo rilevante per lo sviluppo economico, tecnologico e sociale del Paese. Nonostante alcuni segnali di attenzione emersi nel corso del primo trimestre 2023, possono contare su una struttura finanziaria che si è rafforzata negli ultimi anni e su livelli di debito relativamente contenuti, che permettono loro di mitigare, almeno in parte, l’esposizione agli effetti avversi legati al peggioramento delle condizioni creditizie.
Attualmente le PMI italiane realizzano all’estero circa un terzo del proprio fatturato (ben 8 punti percentuali sopra alle tedesche) e contribuiscono al 48% dell’export nazionale, rispetto al 20% delle tedesche e delle francesi e al 34% delle spagnole. Un trend che si rafforza anche in prospettiva: secondo le previsioni elaborate dall’Ufficio Studi di SACE, le esportazioni delle PMI italiane sono attese crescere del 6,2% nel 2023, con una prospettiva del 4% nel 2024 e del 3,2%, in media, nel biennio successivo (2025-2026), quando supereranno i 300 miliardi di euro. Con riferimento ai mercati di destinazione, a guidare la crescita dell’export delle PMI italiane quest’anno sarà l’Oriente: Medio Oriente, Asia orientale e centrale sono le aree per cui si prevedono infatti i maggiori incrementi, a fronte di tassi inferiori per l’Europa (+5,5%) e per l’America settentrionale (+6,6%) che rimangono comunque in valore assoluto le principali geografie di sbocco. Nel 2024 un maggiore dinamismo si rileverà in Africa subsahariana (+5,6%), America centro-meridionale (+5,4%) e America settentrionale (+5,1%).
Transizione sostenibile e rivoluzione digitale sono i due fenomeni che stanno caratterizzando in modo sempre più nitido e marcato l’attività di impresa. Nel 2022, oltre il 60% delle medie imprese manifatturiere (e quasi il 40% delle piccole) ha infatti intrapreso “azioni di sostenibilità”, mostrando un’attenzione crescente per questi temi. La cosiddetta “Duplice Transizione” (“Twin Transition”) aumenta la propensione all’export delle PMI: il numero delle imprese che investe in green e digitale e che esporta è di 20 punti percentuali superiore a quello delle imprese che esportano non facendo alcuna transizione. Abbracciare la Duplice Transizione green e digitale porta le PMI a essere più resilienti, lungimiranti e consapevoli, ma soprattutto più produttive e competitive non solo in ambito nazionale ma anche internazionale.