14 Giugno 2024

Con il corporate wellbeing aumentano produttività sul lavoro e capacità di trattenere i talenti

Il corporate wellbeing, ovvero l’insieme organico e sinergico di servizi e soluzioni che le imprese implementano per migliorare il benessere organizzativo e personale dei propri collaboratori, può offrire un contributo concreto alla crescita aziendale, non solo in termini di aumento della produttività, ma anche di contenimento dei costi.

Secondo lo studio “Produttività e benessere organizzativo: le imprese di fronte alle nuove sfide del mercato del lavoro” realizzato da The European House - Ambrosetti e JOINTLY , prima B Corp® in Italia nel settore del Corporate Wellbeing, i benefici che questo tipo di pratiche è in grado di portare alla sostenibilità e alla crescita delle aziende sono soprattutto legati all’incremento dei livelli di engagement e produttività e all’abbattimento dei “costi del non fare”.

In particolare, dalle analisi svolte e approfondendo anche alcune esperienze virtuose a livello settoriale (ad esempio l’industria farmaceutica in Italia, dove ricorso al welfare, parità di genere e tassi di inclusione sono superiori agli altri settori economici), si è rilevato che l’adozione di strategie di corporate wellbeing può portare a un incremento del 20% di produttività rispetto alla media delle aziende che non le adottano, con un Valore Aggiunto per addetto pari a quasi 60mila Euro, a fronte di una media attuale di 50mila Euro.

Allo stesso tempo, l’implementazione di strategie per il benessere organizzativo in azienda è in grado di fornire una risposta efficace anche a fenomeni sempre più attuali come il crescente malessere dei lavoratori italiani. Il 46% infatti dichiara di sentirsi molto stressato sul luogo di lavoro, mentre solo il 5% si sente pienamente ingaggiato dalla propria azienda. Più di un dipendente su 3 (36%) dichiara di voler lasciare il proprio lavoro entro un anno. Tra le motivazioni principali di chi lascia, la scarsa attenzione dell’impresa verso la salute mentale - che viene considerata inadeguata dal 98% di chi decide di andarsene - la carenza di flessibilità e il work-life balance, considerati insufficienti da 9 su 10.


“Oggi più che mai migliorare la ‘qualità’ del luogo di lavoro intervenendo sulla leva del benessere aziendale consente alle imprese di rafforzare la propria attrattività e distintività sul mercato del lavoro, in un contesto di crescente difficoltà di recruiting, dimissioni e quiet quitting da parte dei dipendenti” – ha commentato Pio Parma, Senior Consultant dell’Area Scenari e Intelligence di The European House - Ambrosetti e curatore dello Studio realizzato con JOINTLY - Lo studio ha messo in luce i benefici legati all’adozione di una strategia integrata di corporate wellbeing per aumentare la produttività e ridurre i costi interni, molti dei quali ‘sommersi”.


Scarica la presentazione di Pio Parma