07 Ottobre 2024
Le transizioni gemelle, digitale ed ecologica, rappresentano una sfida epocale per l'Italia e per l'Europa. Questi due percorsi, intrecciati ed interdipendenti, non sono semplicemente delle trasformazioni tecnologiche o ambientali, ma sono il motore strategico per alimentare la competitività industriale del presente e del futuro.
Le transizioni gemelle sono anche la direttrice strategica di lungo periodo dell’Unione Europea, i cui obiettivi sono stati declinati operativamente dal Green Deal e dal Digital Compass, con le risorse finanziarie pubbliche messe a disposizione dal Next Generation EU, il piano di rilancio post pandemico dell’Europa che ha messo proprio al centro questo nesso virtuoso tra digitale e sostenibilità. A questi piani strategici, si affianca un crescente corpo normativo europeo, dalla tassonomia per le attività finanziarie sostenibili alla direttiva sulla responsabilità sociale delle imprese, che creano un complesso quadro regolatorio che si pone l’obiettivo di indirizzare le risorse ed i capitali privati nel finanziamento delle transizioni come opportunità di investimento di medio-lungo termine.
Tuttavia, gli strumenti finanziari, normativi e di rendicontazione ESG messi in campo dall’UE sono disegnati soprattutto per le grandi aziende, che possiedono risorse finanziarie e di capitale umano necessarie per sostenere gli adeguamenti normativi e strategici richiesti. Poca attenzione è posta sulle piccole e medie imprese, che nondimeno subiscono indirettamente la pressione regolamentare dalle grandi aziende, i loro capi-filiera, che devono integrare nella rendicontazione i dati dei loro fornitori, e dalle banche, che richiedono performance ESG nelle loro policy di erogazione del credito bancario. Questo ha comportato una contrazione delle risorse finanziarie trasmesse dal sistema bancario alle PMI, che negli ultimi 12 anni sono calate del 25% con la quota dei prestiti alle PMI in sofferenza che è aumentata dell’8,2%.
Nell'ambito dell'Advisory Board Amundi Italia, ci si è posto l’obiettivo di analizzare in chiave multidimensionale e monitorare nel corso del tempo il posizionamento delle piccole e medie imprese europee sulla transizione green, digitale e sociale, TEHA Group ha messo a punto un indicatore specifico per misurare il fenomeno: l’Amundi SMEs Twin Transition Index. L’Italia si posiziona al 17° posto della classifica. Più nel dettaglio, il Paese è al 20° posto nell’area legata alla transizione energetica e al 17° in quella legata alla transizione sostenibile, mentre si classifica qualche posizione più in alto – al 13° posto – nell’area legata alla transizione digitale.
Valerio De Molli, Managing Partner e CEO, The European House – Ambrosetti e TEHA Group, ha dichiarato: "Viviamo in un’epoca che impone ad aziende, privati e governi una decisa accelerazione verso le transizioni sostenibile, digitale e sociale. Queste transizioni sono in primis opportunità: le aziende più digitalizzate generano più valore, le aziende che prestano maggiore attenzione agli ambiti sociali sono più produttive, le aziende più sostenibili sono più competitive. Non possiamo però non riconoscere che cogliere queste opportunità presenta un elevato grado di sfida, e che per affrontarle efficacemente è necessario che tutti gli attori del sistema economico nazionale giochino la loro parte. Uno degli attori più rilevanti è rappresentato dall’insieme delle piccole e medie aziende italiane: le PMI costituiscono il 98% delle imprese italiane, occupano il 57% della forza lavoro e generano il 48% del valore aggiunto. È quindi evidente che il Paese non può affrontare le transizioni se le PMI non partecipano a questo cambiamento."
Gabriele Tavazzani, CEO di Amundi SGR, ha concluso: “La consapevolezza circa il ruolo centrale che le PMI rivestono nell’economia italiana è diffusa ma non è altrettanto nota l’esigenza e l’urgenza di trasformazione, in chiave digitale e sostenibile, che queste aziende devono realizzare per continuare a competere a livello nazionale ed internazionale. I lavori dell’Advisory Board di Amundi SGR con TEHA non si sono limitati all’analisi dello stato dell’arte ed alla quantificazione degli investimenti necessari alle PMI italiane per consentire loro di fare il necessario salto evolutivo, ma hanno anche compreso l’analisi del ruolo che gli asset manager possono svolgere nel finanziare la transizione delle piccole e medie aziende italiane affiancando il tradizionale credito bancario con alternative per diversificare la struttura finanziaria delle PMI. L’industria del risparmio gestito può essere un elemento chiave nel processo che accompagni i risparmiatori, sia privati che istituzionali, ad investire nell’economia reale, sfruttando appieno la nuova normativa sui fondi Eltif nonché beneficiando delle agevolazioni fiscali esistenti offerte dai PIR alternativi, diversificando il proprio portafoglio e sviluppando un approccio di investimento da capitale paziente assimilabile a quello previdenziale”.
Questi i temi approfonditi durante il Forum Finale dell’iniziativa, che si è svolto il 3 ottobre 2024 a Milano, in cui sono intervenuti gli Advisor scientifici: Giovanni Baroni (Presidente, Piccola Industria, Confindustria), Carlo Carraro (Rettore emerito e Professore di Economia ambientale, Università Ca' Foscari; già Vice Presidente, International Panel on Climate Change – IPCC) e Daniele Franco (già Direttore generale, Banca d'Italia; già ministro dell'economia e delle finanze nel governo Draghi). Hanno poi contribuito ai dibattiti del Forum anche Francesca Alicata (Head of External Relations, Simest), Manuela Carra (Head of Finance, CDP), Marzio Cichetti (Head of Procurement Strategy, Positioning & Performance Optimization, Eni), Anna Gervasoni (Direttore Generale, AIFI; Rettore, LIUC – Università Cattaneo), Giovanni Maggi (Presidente, Assofondipensione), Chiara Maruccio (CFO, SACE) e Marta Testi (CEO, ELITE – Gruppo Euronext).
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