24 Febbraio 2022
Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina: l’esito più temuto da chi osservava con preoccupazione il crescendo di tensioni delle ultime settimane. All’alba di questo atto di forza, abbiamo invitato due esperti di geopolitica a commentare i fatti per i nostri membri.
Durante una riunione di Ambrosetti Club si è parlato del ruolo della NATO nella Difesa europea con Stefano Pontecorvo, già Senior Civilian Representative della NATO in Afghanistan, e del rapporto Russia-USA con Lucio Caracciolo, Direttore della rivista di geopolitica Limes, durante un incontro del nostro servizio Aggiornamento Permanente.
Commentando una mappa di Limes, Caracciolo ha sottolineato che, nonostante le sue ingenti dimensioni, la Russia si sente accerchiata: è sottoposta alla pressione jihadista da sudovest, quella cinese da sudest, quella del Giappone, con cui contende l’arcipelago delle isole Curili, e naturalmente quella della NATO, che ha membri sul fronte europeo e nordamericano. L’espansione della NATO verso Est, che nel corso degli anni ha raccolto adesioni da quasi tutte le ex Repubbliche sovietiche, è sempre stata osservata con ostilità dal Cremlino, in particolar modo quando ha iniziato a interessare il suo ultimo stato cuscinetto, l’Ucraina, sebbene non sia stata avanzata nessuna proposta ufficiale in tal senso.
Pontecorvo ha invece affermato che «l’Europa è di fatto divisa in blocchi». Gli analisti geopolitici spesso criticano questo approccio, che comporta una grave mancanza di analisi e di intelligence condivisa. Nelle questioni che contano, il denominatore comune della politica estera europea è l’incapacità di esprimere una posizione coesa. Nella crisi in Ucraina, pesano le divergenze a livello di politica estera ed energetica, di cui è un esempio lo scontro tra le ambizioni di autonomia strategica di Macron e l’approccio più cauto del cancelliere tedesco Scholz. Per questo motivo, negli ultimi dieci anni non è stata fatta nessuna azione preventiva in un’ottica di autonomia energetica dalla Russia, sebbene fosse evidente quanto ciò impattasse sulle mosse di politica internazionale.
La NATO è uno degli organismi con cui collabora l’UE, che già interviene direttamente in diversi Paesi del mondo, con missioni sia civili che militari. Ad esempio, dal 2014 è attiva in Ucraina la European Advisory Mission (EUAM), mentre nel 2005 è stata lanciata la European Union Border Assistance Mission (EUBAM).
Saltuariamente emerge, nelle conversazioni internazionali, il tema della Difesa europea, ma gli appelli in direzione di una strategia comune sono finora caduti nel vuoto, poiché si tratta di una questione troppo legata alle politiche nazionali e alla sovranità dei Paesi Membri. Le ultime tensioni geopolitiche, di cui la crisi ucraina è solo l’ultima manifestazione, stanno però riorientando i decisori politici verso un quadro di maggiore collaborazione.
Secondo Pontecorvo, «la collaborazione NATO-UE non è facile a livello concettuale e progettuale», ma in questo nuovo contesto di crisi diventa di assoluta importanza. Ha poi aggiunto che «se la NATO continuerà a essere il riferimento in ambito militare, l’Unione Europea potrà avere un ruolo di guida sulle altre componenti della sicurezza», attraverso i suoi vari organismi, come l’Agenzia europea per la difesa (AED).
Da questo punto di vista, ha proseguito, «la crisi nata in Ucraina sarà trasformativa per l’UE, avendo instaurato una consapevolezza politica e un senso di urgenza finora latenti» . L’«attacco barbarico» condannato dalla Presidentessa della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, potrebbe contribuire a dare una forma concreta a questo progetto di Difesa europea.
Pontecorvo ha concluso osservando che il modo di fare guerra è cambiato. «La minaccia da convenzionale è diventata ibrida e le guerre non si limitano più allo scontro militare». Dalla presa della Crimea nel 2014, le azioni russe vengono inserite in un quadro di guerra ibrida, che fa leva su economia, politica, uso e abuso di informazioni e strumenti tecnologici per destabilizzare un Paese o una regione. «A una minaccia ibrida deve corrispondere una risposta ibrida», ha ribadito l’esperto, e questo non può prescindere da uno sforzo condiviso tra tutti i Paesi Membri dell’UE e i suoi alleati.
In queste ore, i leader europei si stanno confrontando su un pacchetto di sanzioni massicce e mirate verso i punti nevralgici dell'economia russa. L’intenzione dell’UE è bloccare l’accesso a tecnologie e mercati che sono fondamentali per la Russia, per intaccare la capacità del Cremlino di finanziare la guerra. Questo si concretizzerà, ad esempio, nel congelare i beni russi in territorio europeo e bloccare l'accesso delle banche russe ai mercati finanziari europei. «Come per il primo pacchetto di sanzioni – ha commentato la Presidentessa von der Leyen – siamo allineati con i nostri partner e alleati: Stati Uniti, Regno Unito, Canada, ma anche, per esempio, Giappone e Australia».
Il 66% dei partecipanti all’incontro con Lucio Caracciolo ha approvato la scelta di sanzionare la Russia, per «una questione di principio», mentre il 23% ha affermato che in questo caso «le sanzioni non servono» e i restanti sostengono che non sia ancora necessario. Tra le preoccupazioni emerse, risulta al primo posto l’impatto sulle economie europee e la questione della fornitura energetica (72%). Il 16% teme un coinvolgimento bellico dell’Italia, che ospita diverse basi USA-NATO, e il 6% una nuova ondata migratoria dall’Est Europa. Relativamente all’Ucraina, la maggior parte dei rispondenti prevede che rimarrà un terreno di conflitto indiretto tra Stati Uniti e Russia, mentre gli altri sono convinti che tornerà al ruolo di “stato neutrale cuscinetto”. Inoltre, la maggioranza è d’accordo che le probabilità che l’Ucraina entri nella NATO dopo questa escalation siano molto basse.