08 Settembre 2024
Il 2024 è un anno di grande attenzione per il PNRR: è stata superata la boa di metà percorso, e gli obiettivi da raggiungere passano dagli elementi preparatori (riforme, gare, ecc.) a elementi fattuali (realizzazione delle opere). Lo si osserva anche nei cambi di proporzioni fra milestone (qualitative) e target (quantitativi): nel 2024 dovranno essere raggiunti 113 obiettivi, di cui 19 legati a riforme e 94 legati a investimenti.
La Commissione europea ha approvato all’Italia (primo Paese ad ottenerlo, seguito solo dalla Croazia, al 30 agosto 2024) il pagamento della quinta rata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per un importo di 11 miliardi di euro. Dall'inizio del PNRR sono stati raggiunti tutti i 269 traguardi previsti: ne restano ancora 349 da raggiungere entro il 2026 per arrivare ai 618 obiettivi complessivi.
Un quadro incoraggiante, che solleva tuttavia un punto di attenzione per quanto concerne l’effettiva implementazione della spesa, che ammonta a 51,4 miliardi di euro, ossia solo pari al 26% dell’importo totale.
A livello complessivo (rispetto ai 216mila progetti) circa un terzo dei progetti è in ritardo, con un rallentamento medio di circa 13 mesi. Il 14% dei progetti non è ancora stato avviato o è nelle prime fasi di avvio. Questa percentuale si abbassa al 2% per i progetti sviluppati dai Comuni, mentre è ancora al 19% relativamente ai progetti destinati al Sud.
Emergono tuttavia anche dati positivi: il 42% dei progetti ha raggiunto o è vicino al completamento, anche se con marcate eterogeneità territoriali. Mentre al Nord più della metà dei progetti (52%) è stato completato, al Centro la percentuale è del 43% e al Sud solo del 36%.
Nell’ambito delle attività dell’Osservatorio PNRR, TEHA ha svolto un’indagine campionaria presso i Comuni italiani, per raccogliere esperienze e punti di vista di una classe di soggetti in capo alla quale ricade una considerevole parte dell’implementazione del Piano. Una nota positiva concerne gli aspetti afferenti al personale e alle competenze interne (meno del 25% ha espresso una valutazione molto negativa), che non costituiscono, in media, un fattore significativamente ostativo. I veri punti critici riguardano la complessità dell’iter amministrativo (il 48% dei rispondenti lo evidenzia come primaria difficoltà), che si intreccia fortemente con la rendicontazione dei risultati (che emerge come problematica nel 39% dei casi).