03 Settembre 2023
Uno studio di The European House – Ambrosetti sul ruolo della governance per cambiare il Paese anche con l’obiettivo di sviluppare, dopo un’attenta e rigorosa diagnosi, una serie di proposte mirate a fornire soluzioni concrete e operative alle principali criticità in tema di governo del Paese. È il progetto, dal titolo “Ridisegnare l’Italia. Proposte di governance per cambiare il Paese”, avviato nel 2021 e che traccia oggi un bilancio analizzando quanto accaduto in questi ultimi 24 mesi sul fronte del governo del Paese in un confronto con le 24 proposte sviluppate e portate all’attenzione del decisore pubblico nel Forum di Cernobbio 2021.
Al settembre 2023, il quadro che ci restituisce lo studio è che, in presenza di Governi di diversa natura che si sono alternati in questi due anni (tecnico il primo, politico il secondo), il Paese segna il passo e registra una marcata difficoltà ad intervenire sui suoi meccanismi di governance. Delle 24 proposte sviluppate solo una risulta aver visto la luce: quella che ha riguardato l’eliminazione delle “porte girevoli” tra politica e magistratura. D’altro canto, la questione giustizia, guarda caso fondamentale per ricevere le risorse stanziate dall’Europa a favore del PNRR, risulta ad oggi l’unico tentativo riuscito, in parte, di risolvere un nodo strutturale in maniera organica e non occasionale.
Nulla risulta essersi ancora fatto in relazione alla legge elettorale, rappresentata ancora dal cosiddetto Rosatellum con liste bloccate e ancora fortemente proporzionale, all’introduzione di un meccanismo di sfiducia costruttiva che limiti numero e durata delle crisi di governo, alla mancata revisione circa l’utilizzo dei Decreti legge, che sempre più spostano il potere legislativo nelle mani del potere esecutivo e al superamento del bicameralismo che oggi rimane solo nella forma e non più nella sostanza.
Sul fronte del passi in avanti si segnalano il tentativo di giungere a regolamenti allineati di Camera e Senato (quest’ultimi solo parzialmente rivisti e allineati, fermo restando la mancata eliminazione del Gruppo misto), la discussione in atto circa la proposta di reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti, l’avvio di forme di democrazia partecipativa attraverso il dibattito pubblico (seppur non vincolante), il tentativo di mettere ordine tra le competenze concorrenti tra Stato e Regioni.
In conclusione, è possibile sostenere che la governance del Paese sia ancora ben lontana da una riformulazione consolidata e strutturale. Rimane la profonda convinzione che un Paese che non sia in grado di intervenire sul proprio sistema di governo al fine di renderlo più efficace, ma al contempo anche più moderno e snello, oltre che un fatto molto grave di per sé, sia anche un Paese che affronti il futuro a velocità ridotta.