07 Novembre 2024
Entro il 2050 i Paesi del Mediterraneo allargato dovranno fare sempre più i conti con una prospettiva comune: più domanda di acqua e meno risorse idriche a disposizione a causa del cambiamento climatico. Siccità alternate a eventi estremi che mandano in tilt sistemi progettati per un altro contesto. Un impoverimento idrico che può e deve essere affrontato con maggiore cooperazione su temi come i consumi, l’efficientamento, l’interconnessione, il riuso e le fonti alternative.
È la sfida dell’integrazione lanciata il 7 novembre 2024 a Ecomondo, nella Fiera di Rimini, da Regione Puglia, Acquedotto Pugliese (AQP) e TEHA Group, autori del paper “Water for the Mediterranean: quale Agenda per i prossimi anni”, con il quale si scatta la prima fotografia unitaria dell’area. Criticità, ma soprattutto best practice da mettere a sistema a beneficio di tutti. In particolare di Paesi come l’Italia la cui economia è fortemente condizionata dalla disponibilità idrica: il Bel Paese è primo nell’area per valore aggiunto attivato dalla filiera dell’acqua.
Il report raccoglie numeri chiave, competenze strategiche e infrastrutture rilevanti nel Mediterraneo allargato, un’area da 1,3 miliardi di abitanti e 12,5 trilioni di dollari di Pil, che si estende dall’Atlantico al Golfo Persico e include 45 Paesi (di cui 22 con affaccio diretto sul mar Mediterraneo) e zone collegate, tutte densamente popolate e ricche di biodiversità, ma oggi accomunate dagli impatti del cambiamento climatico. Una filiera cruciale e tuttavia ancora troppo poco centrale nell’agenda politica.
Benedetta Brioschi, Partner e Responsabile dell'Area Food&Retail e Sustainability di TEHA Group, presenta i dati del Report a Ecomondo
Il perimetro di analisi del Position Paper si focalizza sul Mediterraneo allargato, costituito da 45 Paesi la cui popolazione è in forte crescita (+37% nell’ultimo ventennio). Le proiezioni al 2050 stimano 1,7 miliardi di abitanti e un aumento dei prelievi di acqua potabile del 30% rispetto ai valori attuali.
TEHA ha ricostruito per la prima volta la filiera estesa dell’acqua nel Mediterraneo allargato, a partire dall’expertise della Community Valore Acqua per l’Italia. Nel Mediterraneo allargato, l’acqua rappresenta un fattore chiave per la creazione di circa 2 mila miliardi di dollari di Valore Aggiunto diretto, pari al 15,1% del PIL del Mediterraneo. Inoltre, la filiera dell’acqua abilita un ampio ecosistema di aziende che supportano la costruzione di infrastrutture e lo sviluppo di tecnologie per la gestione e la distribuzione nella macro area mediterranea.
Tecnologia e innovazione ricoprono un ruolo fondamentale nel ciclo idrico integrato, richiedendo significativi investimenti e costante innovazione. Nel 2023, l’area del Mediterraneo allargato ha investito 28,4 miliardi di dollari in tecnologie per il ciclo idrico integrato, circa il 12% degli investimenti su scala globale. 4 Paesi del Mediterraneo allargato (Francia, Arabia Saudita, Egitto e Italia) sono tra i primi 15 Paesi al mondo per investimenti nelle tecnologie dell’acqua. I sistemi di controllo e la gestione dei fanghi sono gli ambiti tecnologici in cui l’area del Mediterraneo allargato ha maggiormente investito nel 2023 e per cui sono attesi i maggiori investimenti nel quinquennio 2024-2029. L’Italia è tra i primi 10 Paesi dell’area del Mediterraneo allargato per investimenti pro capite a consuntivo (2023) e attesi (2024-2029) in trattamenti fisici e contatori. Strumenti come i “digital twins”, sensori e sistemi SCADA, ma anche le tecniche di dissalazione e riutilizzo delle acque reflue assumono ruoli strategici nella mitigazione degli effetti metereologici estremi, quali siccità e alluvioni.
Al fine di mettere a fattor comune i contributi di tutti i Paesi del Mediterraneo allargato, TEHA ha messo a punto l’Agenda per il Mediterraneo con la definizione di alcune proposte di azione concrete per rafforzare la filiera dell’acqua e promuovere la gestione sostenibile delle risorse idriche nell’area mediterranea.
La prospettiva italiana
In questo scenario, la Puglia rappresenta un hub strategico, per la posizione geografica e come modello per la gestione dell’acqua in situazioni estreme: mancanza di fonti primarie e scarse precipitazioni. Queste sfide sono state storicamente affrontate con un’infrastruttura unica, eccezionalmente complessa e interconnessa, e proseguono oggi con un imponente piano di investimenti mirati alla tutela dell’acqua, all’economia circolare, alla transizione energetica e alla digitalizzazione.
“La straordinaria interconnessione del sistema idrico pugliese – ha sottolineato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – rende la Puglia un osservatorio particolarmente efficace. Tra l’altro gli importanti investimenti di AQP, che con 127 euro pro capite superano sia la media italiana di 70 euro sia quella europea di 82, vanno sempre più nella direzione tracciata dall’Agenda per il Mediterraneo e pongono la regione come hub qualificato e strategico per lo scambio di competenze”.
Alla presentazione del paper ha partecipato anche il commissario nazionale per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua: “Noi – ha commentato - diciamo sempre che ci sono Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, come la Spagna e Israele, che possono essere d’esempio. Ma anche in Italia abbiamo delle eccellenze, come ad esempio il sistema Acque del Sud o come Acquedotto Pugliese, che sta dimostrando a tutto il Mediterraneo come si può gestire l’acqua, come si può risparmiare la risorsa e quali sono tutti gli effetti positivi sul Pil che questo comporta. Gli studi comunitari ci dicono che nei prossimi anni il cambiamento climatico comporterà una perdita di Pil per tutta l’Europa. Tutti i Paesi che si infrastruttureranno per combattere la crisi idrica saranno quelli che avranno meno perdita di Pil. Ci sono ovviamente tante criticità in Italia e laddove c’è il sistema idrico integrato che funziona, riusciamo a combatterle”.